La nascita delle città

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Castel, Poggio, Pieve, San, Rocca.

Molti nomi di città in Italia e in Europa iniziano così. E non è un caso: perché se nell’alto Medioevo, caduto l’Impero di Occidente, le antiche città romane vanno scomparendo, dopo il mille nascono le nuove città: quelle destinate ad arrivare fino ai giorni nostri.

La città – “questa meravigliosa scoperta della rinascita medievale” – scrive Arsenio Frugoni. Nei cosiddetti “anni oscuri”, quelli della calata dei barbari, del saccheggio, delle distruzioni, della fuga delle istituzioni, le piccole città erano completamente scomparse, mentre la stessa Roma entrava nella sua fase più buia, con il vescovo rimasto unica autorità dilaniata delle lotte tra famiglie patrizie.

“Quante città erano prima scomparse, nell’orrendo abbandono che con la consunzione dell’impero romano, le epidemie, le invasioni, le scorrerie, la fame avevano causato!” scrive Frugoni in Storia di un giorno in una città medievale. “Più che al dramma violento dell’incendio e della distruzione nemica, raggela il pensare a quel lento morire delle case sole, dove il tempo non ha più misura umana, ma solo quella della vegetazione che si impadronisce d’ogni cosa, e si insinua e sgretola inesorabilmente”.

Nell’epoca feudale le popolazioni si erano raccolte – in piccoli gruppi – al riparo di un castello o di un’abbazia, le due grandi istituzioni che si erano spartite il potere in quel periodo.

Oriolo, in provincia di Cosenza. Nacque come fortezza a difesa dei cittadini scappati dalle coste per rifugiarsi dalle continue incursioni dei saraceni. È arroccato su uno sperone a 500 metri d’altezza e conserva uno splendido borgo medievale intatto

Dentro c’era la corte – religiosa o laica che fosse – fuori la servitù: contadini  e operai che, legandosi a un padrone, speravano di poter sopravvivere alle carestie e ai saccheggi.

“Poi, in quell’Europa tormentata, si era venuto determinando come un assestamento: le raffiche guerresche si erano diradate. Nuove scoperte tecniche, nel campo agricolo e dei trasporti avevano garantito le generazioni, liberandole dal tragico appuntamento troppo frequente con le carestie”.

Di fatto dopo l’anno Mille è tutto un fermento di forze nuove, rinasce l’artigianato e il commercio, nascono i borghi abitati dai “borghesi” che stimolano la produzione per i loro commerci. Le città riprendono vita e allargano la loro cinta muraria inglobando anche i borghi, mentre intorno ai castelli e alle abbazie la vita si va organizzando in modo sempre più autonomo, fino a formare delle vere e proprie città che finiranno per emanciparsi sempre di più dal “padrone” per arrivare alla nascita dei Comuni, che nel XII secolo segna di fatto la fine del feudalesimo.

Ma nel corso del Medioevo nasceranno anche città totalmente nuove, intorno ai nodi stradali di importanti comunicazioni. Ogni borgo e ogni castello costruisce le sue mura, che rappresentano una difesa militare ma sono anche il segno di un sentimento collettivo di appartenenza.

Quando al tramonto le porte della città vengono chiuse, si resta completamente isolati dal mondo esterno. “Come sopra un bastimento, le mura contribuivano a creare un sentimento di unità tra gli abitanti: in un assedio o in una carestia, la morale del naufragio si sviluppava facilmente. Ma dietro quelle mura i “privilegiati” cittadini non erano sempre in pace. Le case dei nobili, o dei ricchi, ostentavano le loro torri svettanti sui tetti. Frequenti erano le lotte per il trionfo di una fazione sull’altra, che veniva, se vinta, cacciata di nido, bandita dalla città”.

L’immagine tipica di una città medievale è quella di una cinta di mura che contiene case piccole e addossate l’una all’altra, dominate da torri di pietra scura, disposte con disordine estroso lungo vie tortuose e strette.

Ma l’affollamento, spiega Frugoni, non è originario: è il frutto spesso del tardo Medioevo, quando per evitare un ulteriore ampliamento della cerchia delle mura, si preferisce sfruttare il terreno adibito a orti e cortili per costruire altre case. “L’irregolarità delle vie, talora, è accettazione dei livelli del terreno, ma è anche accorgimento per spezzare la forza del vento invernale e difendersi contro il sole estivo”.

D’altra parte le baracche degli artigiani non avranno vetri fino al Seicento e la maggior parte della vita attiva dei cittadini trascorre all’aperto. Non vanno poi dimenticati – a giustificare l’irregolarità delle strade – i fiumiciattoli – o “forme” ricoperti o andati distrutti.

Quel che è certo è che l’architettura della città medievale è completamente diversa da quella romana: se l’antica città ha una forma a scacchiera ed è costruita intorno al cardo e al decumano (cioè i principali assi stradali), quella medievale ha una forma a raggiera, che parte dal cuore della città – e cioè l’abbazia o i castello – e va verso la campagna.

Lo schema radiocentrico è proprio dello sviluppo a partire da un nucleo centrale, in una subordinazione  “che certo lo schema geometrico a scacchiera, a lotti tutti uguali e intercambiabili non poteva soddisfare”.

“Il Medioevo non è egualitario, ma fondamentalmente gerarchico” ricorda Frugoni. “Gerarchia è individuazione di dignità, di compiti. Questa individuazione è fortemente espressa dalla città”. A determinare la fisionomia  è dunque la specializzazione dei quartieri: il ghetto, ad esempio, nasce per il desiderio degli ebrei di mantenere le proprie forme caratteristiche di vita e per quello da parte dei cittadini di evitare una promiscuità religiosa, ma non c’è alcun obbligo di dimorare in un quartiere chiuso, cosa che avverrà infatti per la prima volta solo nel Quattrocento a Torino.

San Gimignano. Per la caratteristica architettura medievale del suo centro storico è Patrimonio UNESCO dell’umanità. La città è per lo più intatta nell’aspetto due-trecentesco ed è uno dei migliori esempi in Europa di organizzazione urbana dell’età comunale

C’è poi la specializzazione professionale: ogni via è abitata da artigiani dediti a un mestiere particolare, che rimane nel toponimo di tante città italiane (via degli orefici, vico della birra, via dei tintori).

Anche la piazza, nel Medioevo, si specializza. La città medievale di solito ne ha tre principali: la piazza politica, la piazza religiosa e la pizza economica. La piazza religiosa è quella della Cattedrale: di solito ha una grandezza modesta, e non ci sboccano mai trionfalmente strade di grande traffico: le vie, infatti, le scorrono intorno o vi si innestano.

Solo in epoca moderna alcuni architetti hanno deciso di distruggere quell’ambiente creando piazze immense, basti pensare a Milano o a Piazza San Pietro in Roma, con la realizzazione di via della Conciliazione che ha comportato – negli anni ’30 – la distruzione di un intero quartiere che copriva alla vista la basilica.

Nella piazza del Duomo si danno le sacre rappresentazioni, si svolgono le processioni. La piazza politica ha invece misure più vaste, destinata com’è alle adunanze di tutti i cittadini, ed è il cuore della città. Dominata dal Palazzo Pubblico è spesso adorna di una grande fontana o del pulpito per le concioni (si pensi, ad esempio a Narni).

La piazza economica è quella del mercato, e sorge acanto alla piazza politica. Nelle antiche città romane rappresenta spesso la saldatura tra la città antica e quella medievale. Se la città si è sviluppata intorno all’abbazia o al castello si trova di fronte al suo centro generatore. Qualche volta è specializzata (pescheria, piazza delle erbe, mercato del bestiame) e presenta fontane per la lavare gli erbaggi e bacili di pietra per le carni e per il pesce.

Le strade non sono sempre lastricate e il marciapiede viene introdotto solo tardivamente – a Firenze nel 1235. Le strade sono strette e accidentate, non sono pensate per i carri ma per i pedoni, d’altra parte è a piedi che si muovono le persone. Per la pioggia si provvede con una fila di portici e con la sporgenza dei tetti, dato che gli ombrelli in Italia appariranno solo alla fine Cinquecento. “Non esisteva nessuna illuminazione, se non le fiammelle che tremolavano di fronte alle immagini sacre”.

Ma di giorno la strada è tutta piena di vita: gli artigiani vi espongono i loro manufatti. Ognuno pensa a tenere pulito il tratto di strada davanti casa sua. Quanto agli spazzini municipali, sono le galline e i porci che si aggirano per le strade spazzolando i rifiuti e tenendo pulito: sono loro la vera nettezza urbana medievale.

Arnaldo Casali